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Golf Club La Mandria: storia, eccellenza e natura ai piedi delle Alpi

Nel cuore del Piemonte, incastonato tra storia e natura, il Golf Club La Mandria rappresenta una delle realtà golfistiche più prestigiose d’Italia. Immerso nel Parco Naturale La Mandria, a due passi da Torino e dalla Reggia di Venaria, questo campo da golf non è solo una meta sportiva d’eccellenza, ma anche un luogo dove eleganza, tradizione e paesaggio convivono armoniosamente.

In questo articolo scopriremo ogni aspetto del Golf Club La Mandria: dalla sua fondazione alla struttura del campo, dai servizi esclusivi agli eventi, dal contesto paesaggistico alla possibilità di viverlo appieno soggiornando in strutture come la suggestiva Cascina 6B, perfetta per chi desidera un’esperienza autentica nel Canavese.

Le origini del Golf Club La Mandria

Fondato nel 1956 all’interno del Parco Regionale La Mandria, il Golf Club ha una storia radicata nella passione per lo sport e nella valorizzazione del patrimonio naturale piemontese. L’area su cui sorge era un tempo riserva di caccia reale, appartenente ai Savoia, ed è oggi un’area protetta che conserva biodiversità, architettura storica e paesaggi incontaminati.

A firmare il progetto originario fu Robert Trent Jones Sr., uno dei più celebri architetti di campi da golf a livello mondiale. Il suo lavoro si contraddistingue per l’equilibrio tra sfida tecnica e bellezza paesaggistica. Questo connubio è ciò che ha reso La Mandria una delle destinazioni più ambite da professionisti e amatori.

Un campo da golf da campionato

Il Golf Club La Mandria si distingue per un campo a 36 buche, suddivise in due percorsi principali: il Percorso Blu e il Percorso Giallo. Entrambi offrono caratteristiche tecniche diverse, ma mantengono una costante: l’alta qualità del disegno e la cura meticolosa del manto erboso.

Il Percorso Blu, più lungo e tecnicamente complesso, è destinato ai giocatori esperti e ospita spesso competizioni internazionali. Il Percorso Giallo, più corto ma non meno affascinante, è apprezzato per la sua giocabilità e l’inserimento armonioso nel paesaggio. Entrambi i tracciati offrono visuali mozzafiato sui boschi, sulle colline moreniche e sulle Alpi in lontananza.

Un contesto naturalistico senza pari

Giocare a golf alla Mandria significa immergersi in un contesto naturalistico di rara bellezza. Il Parco Naturale La Mandria, uno dei più grandi parchi cintati d’Europa, offre una fauna ricca e varia: daini, cervi, volpi e aironi popolano le zone umide e i boschi attorno al campo. Non è raro, durante una partita, essere accompagnati da una colonna sonora di cinguettii o avvistare animali selvatici tra un tiro e l’altro.

Questo scenario contribuisce a rendere l’esperienza golfistica unica, rilassante e immersiva. Il rispetto per l’ambiente è un valore centrale: il Golf Club La Mandria si impegna nella manutenzione sostenibile delle aree verdi, con l’utilizzo di tecniche agronomiche a basso impatto ambientale.

Servizi e accoglienza di alto livello

Oltre ai campi da gioco, il club offre una gamma completa di servizi per rendere l’esperienza dei soci e degli ospiti il più confortevole possibile. La Club House è il cuore pulsante della vita sociale del circolo: elegante, funzionale, con spazi dedicati al relax, alla ristorazione e agli incontri informali dopo il gioco.

All’interno si trovano ristorante e bar, pro shop con attrezzature delle migliori marche, spogliatoi moderni, sale riunioni e aree relax. Il ristorante propone una cucina piemontese rivisitata, con ingredienti locali e piatti che riflettono la stagionalità del territorio.

La struttura ospita anche una scuola di golf con maestri certificati, un campo pratica e aree di allenamento. Sono disponibili corsi individuali e di gruppo e programmi per bambini, rendendo La Mandria un luogo perfetto per apprendere e perfezionare la tecnica.

Un centro di eventi sportivi e mondani

Il Golf Club La Mandria non è solo sport, ma anche un punto di riferimento per eventi di rilievo. Ogni anno ospita tornei internazionali, gare federali e manifestazioni aziendali. La qualità delle strutture, unita alla bellezza del contesto, lo rende una location perfetta per eventi privati, cene di gala, cerimonie e presentazioni.

Tra gli eventi più noti c’è il Trofeo La Mandria, appuntamento tradizionale che richiama giocatori da tutta Italia e dall’estero. Il club è inoltre affiliato alla Federazione Italiana Golf e spesso sede di tappe del circuito nazionale.

La Reggia di Venaria e il patrimonio culturale circostante

Uno degli aspetti più affascinanti del Golf Club La Mandria è la sua vicinanza alla Reggia di Venaria, uno dei capolavori barocchi più importanti d’Europa, dichiarato Patrimonio dell’Umanità UNESCO. A pochi minuti dal campo, la Reggia offre un’esperienza culturale di grande valore, con mostre, giardini e percorsi artistici.

Questo legame tra cultura e sport rende La Mandria una destinazione privilegiata anche per chi accompagna i golfisti e cerca attività alternative. Musei, castelli, parchi e borghi medievali rendono l’area perfetta per una vacanza ricca e variegata.

Dove soggiornare vicino al Golf Club La Mandria

Chi desidera prolungare l’esperienza golfistica e godersi un soggiorno tranquillo in piena armonia con la natura e la cultura del territorio, trova nella Cascina 6B una soluzione ideale. Situata nel vicino Canavese, questa struttura di charme coniuga comfort moderno e autenticità rustica. Appartamenti curati, giardini rilassanti e accoglienza familiare fanno della Cascina 6B il punto di partenza perfetto per esplorare la zona e rientrare dopo una giornata sul green.

La posizione strategica consente di raggiungere in pochi minuti La Mandria, Ivrea, le valli circostanti e persino il centro di Torino. È la scelta perfetta per chi vuole unire sport, cultura e relax in un’unica esperienza indimenticabile.

La filosofia del Golf Club La Mandria

Oltre alla qualità delle sue strutture, ciò che distingue davvero il Golf Club La Mandria è la sua filosofia: coniugare eccellenza sportiva, rispetto per l’ambiente, valorizzazione del territorio e accoglienza. Non si tratta solo di colpire una pallina, ma di farlo in un luogo che invita al benessere, al contatto con la natura e alla riscoperta di un ritmo più umano.

Il club accoglie tanto professionisti quanto neofiti, e offre un ambiente inclusivo, attento, di grande stile ma privo di rigidità. È questo equilibrio tra tradizione e apertura che ne fa una realtà longeva, amata da chi la vive ogni giorno.

Chi può accedere e come iscriversi

Il Golf Club La Mandria è un circolo privato con accesso riservato ai soci, ma offre anche formule di ospitalità giornaliera o settimanale. Chi desidera giocare può prenotare il proprio posto tramite il sito ufficiale, verificando la disponibilità.

Le modalità di iscrizione prevedono differenti pacchetti, personalizzati in base alle esigenze: tessere full time, agevolazioni per giovani e famiglie, pacchetti per aziende e collaborazioni con altri circoli. Per gli appassionati in visita, è possibile accedere anche con green fee giornalieri.

Eventi collaterali, benessere e tempo libero

La Mandria è un vero e proprio ecosistema per il tempo libero. Oltre al golf, il parco offre sentieri per escursioni a piedi e in bicicletta, zone picnic e aree faunistiche. È perfetto anche per attività collaterali come il birdwatching, la fotografia naturalistica o semplicemente per respirare a pieni polmoni in una delle riserve più estese d’Italia.

Per chi desidera estendere la permanenza, la zona ospita ristoranti gourmet, cantine vitivinicole e percorsi enogastronomici nelle colline canavesane e della Val di Susa.

Golf Club La Mandria e sostenibilità

Negli ultimi anni il Golf Club La Mandria ha investito risorse nella direzione della sostenibilità. Irrigazione controllata, riduzione dell’uso di fitofarmaci, gestione integrata del verde e sensibilizzazione dei soci sono solo alcune delle azioni messe in campo.

Il rispetto dell’ecosistema locale è visto non come vincolo, ma come valore. Questo approccio rende La Mandria un esempio virtuoso di come sport e tutela ambientale possano coesistere e arricchirsi a vicenda.

Domande frequenti sul Golf Club La Mandria

Dove si trova esattamente il Golf Club La Mandria?
Si trova all’interno del Parco Regionale La Mandria, nel comune di Druento, a pochi chilometri da Torino e dalla Reggia di Venaria.

Serve essere soci per giocare?
No, è possibile accedere anche come ospiti, previa prenotazione del green fee.

Il club è adatto anche ai principianti?
Sì, grazie alla scuola di golf e ai percorsi differenziati, anche i neofiti possono iniziare in modo graduale.

Sono ammessi i bambini?
Assolutamente sì. Il club organizza corsi per bambini e ragazzi con istruttori dedicati.

Qual è il periodo migliore per giocare a La Mandria?
Da marzo a ottobre il campo offre le migliori condizioni, ma il clima mite consente di giocare quasi tutto l’anno.

Cosa si può visitare nei dintorni?
Oltre alla Reggia di Venaria, il territorio offre castelli, parchi naturali, borghi storici e città d’arte come Torino e Ivrea.

Dove soggiornare nei pressi del Golf Club?
Una delle soluzioni più apprezzate è la Cascina 6B, che offre appartamenti eleganti e immersi nella quiete della campagna canavesana.

Un’esperienza che va oltre il golf

Il Golf Club La Mandria non è solo una destinazione per gli amanti di uno sport nobile e raffinato. È un luogo dove ogni dettaglio racconta una storia: quella di un territorio ricco, di una comunità appassionata, di una natura generosa. Scegliere di trascorrere del tempo a La Mandria significa entrare in un universo fatto di eleganza e autenticità.

Che siate giocatori esperti o semplici curiosi, troverete in questo luogo un punto d’equilibrio perfetto tra competizione e relax, tra cultura e paesaggio. E per completare l’esperienza, il soggiorno presso la Cascina 6B aggiungerà quel tocco di ospitalità autentica che trasforma una vacanza in un ricordo indelebile.

Parco Nazionale Gran Paradiso: cosa vedere e com’è fatto

Il Parco Nazionale Gran Paradiso è una delle aree protette più suggestive d’Europa, un autentico scrigno di biodiversità e bellezza naturale al confine tra Piemonte e Valle d’Aosta. Nato nel 1922 come primo parco nazionale italiano, rappresenta una meta ideale per chi desidera immergersi nella natura incontaminata, scoprire paesaggi mozzafiato, camminare lungo sentieri ricchi di storia e osservare da vicino la fauna alpina. 

In questo articolo firmato Cascina 6B scoprirai nel dettaglio cosa vedere nel Parco Nazionale Gran Paradiso, attraverso una guida completa pensata per accompagnarti alla scoperta delle sue meraviglie, stagione dopo stagione.

Parco Nazionale Gran Paradiso: un territorio unico tra due regioni

Il Parco si estende su oltre 70.000 ettari tra le province di Torino, Aosta e Cuneo. Al suo interno si trova l’imponente massiccio del Gran Paradiso, che con i suoi 4.061 metri rappresenta l’unico “quattromila” interamente in territorio italiano. La varietà altimetrica del parco consente la presenza di habitat molto diversi: dai pascoli alpini ai boschi di larici e abeti, dai ghiacciai perenni ai piccoli villaggi storici incastonati tra le valli.

Una visita al Parco Gran Paradiso è quindi un viaggio multisensoriale: si passa da paesaggi lunari d’alta quota a valli verdi attraversate da torrenti cristallini, si cammina tra le tracce della monarchia sabauda e si ha l’opportunità di osservare animali liberi nel loro ambiente naturale.

Le cinque valli del Gran Paradiso: cosa vedere nel parco nazionale

Il Parco Nazionale Gran Paradiso si sviluppa lungo cinque valli principali, ognuna con peculiarità che meritano un’attenzione dedicata. Conoscere queste vallate permetterà a chiunque di pianificare un itinerario coerente con le proprie aspettative e il proprio livello di preparazione fisica.

Valle di Cogne

Considerata la porta valdostana del Parco, la Valle di Cogne è famosa per la sua ampia prateria di Sant’Orso, una delle più grandi e belle dell’arco alpino. Da qui partono numerosi sentieri escursionistici adatti a tutti, come il facile itinerario che porta alle Cascate di Lillaz, un complesso naturale spettacolare composto da salti d’acqua su tre livelli.

Sempre a Cogne è situato il Giardino Alpino Paradisia, un’area botanica che raccoglie oltre 1.200 specie di piante alpine provenienti da tutto il mondo. Una tappa consigliata in tarda primavera e in estate per chi ama la fotografia naturalistica o desidera semplicemente un’immersione nella biodiversità montana.

Valsavarenche

La Valsavarenche è il cuore selvaggio del Parco Gran Paradiso. Qui le probabilità di avvistare stambecchi, camosci, marmotte o rapaci come l’aquila reale sono altissime. È una valle meno antropizzata, ideale per chi cerca il silenzio, la solitudine e la dimensione autentica della montagna.

Da qui parte l’itinerario classico per salire alla vetta del Gran Paradiso. Anche chi non ambisce alla cima può seguire i primi tratti del percorso e fermarsi al Rifugio Vittorio Emanuele II, un punto panoramico eccezionale a 2.735 metri d’altitudine.

Valle Orco

Spostandoci nel versante piemontese, invece, troviamo la suggestiva Valle Orco. Il paesaggio qui è segnato dai grandi laghi alpini come il Serrù e l’Agnel, collegati dal Colle del Nivolet. Questa zona è tra le più spettacolari del parco grazie a panorami aperti, vasti pascoli e viste su ghiacciai.

Il pianoro del Nivolet è accessibile anche con mezzi pubblici nel periodo estivo, con un servizio navetta che consente di godere del paesaggio senza necessità di camminate troppo impegnative. Una destinazione perfetta anche per famiglie.

Val di Rhêmes

Questa valle è nota per la sua atmosfera intima e raccolta. È meno frequentata rispetto ad altre zone, ma offre escursioni meravigliose come quella verso il Col Entrelor o i sentieri che conducono al Rifugio delle Marmotte. Durante l’estate, i pascoli si popolano di animali e le albe e i tramonti offrono luci straordinarie per chi ama la fotografia.

La Val di Rhêmes è particolarmente indicata per chi cerca l’autenticità dei piccoli villaggi di montagna e vuole coniugare natura e cultura in escursioni uniche.

Val Soana

La più remota e selvaggia delle cinque valli, infine, è la Val Soana, un luogo perfetto per chi desidera un contatto intimo con la natura. Qui il turismo è ancora sostenibile e discreto, con piccole borgate alpine e itinerari che attraversano foreste fitte, torrenti e silenzi profondi.

Tra le attrazioni, l’Ecomuseo del Rame a Ronco Canavese e i sentieri che conducono al Lago Lasin, uno specchio d’acqua isolato e poetico.

Le cose imperdibili da vedere nel Parco Nazionale Gran Paradiso

Esistono alcune tappe all’interno del Parco che nessun visitatore dovrebbe perdersi. Alcune di queste sono facilmente accessibili, altre richiedono invece un minimo di allenamento, ma tutte garantiscono emozioni profonde da vivere.

  1. Cascate di Lillaz – uno spettacolo naturale imponente e facile da raggiungere, ideale anche per bambini
  2. Giardino Alpino Paradisia – una passeggiata tra piante rare e fioriture sorprendenti
  3. Laghetti del Nivolet – il cuore panoramico del parco, con viste spettacolari su altopiani e vette
  4. Rifugio delle Marmotte – raggiungibile con una camminata rilassante, è il posto ideale per vedere animali al pascolo
  5. Casa Reale di Caccia di Orvieille – testimonianza storica della frequentazione sabauda delle montagne
  6. Col Entrelor – punto di passaggio panoramico tra due valli, adatto agli escursionisti mediamente allenati
  7. Lago Lasin – una meta poco conosciuta, immersa nel verde della Val Soana, perfetta per meditazione e relax

Fauna e flora del Parco Nazionale Gran Paradiso: cosa vedere nella natura viva

Il Parco Nazionale Gran Paradiso è celebre per il suo ruolo pionieristico nella conservazione della fauna alpina. Lo stambecco, ad esempio, simbolo del parco, è presente in migliaia di esemplari. Non è raro avvistarlo anche a breve distanza dai sentieri, soprattutto nelle prime ore del mattino o al tramonto.

Altri abitanti tipici delle montagne includono il camoscio, l’aquila reale, la marmotta e occasionalmente il lupo e la lince, tornati in libertà dopo decenni di assenza. Gli amanti del birdwatching troveranno qui un paradiso di osservazione, con decine di specie tipiche delle Alpi.

Per quanto riguarda la flora, invece, il parco ospita una varietà incredibile di piante alpine, molte delle quali rare o endemiche. I mesi migliori per osservare la fioritura sono sicuramente giugno e luglio, quando i prati esplodono di colori e profumi.

Escursioni consigliate per vedere il meglio nel Parco Nazionale

Se desideri vivere il parco attraverso il movimento e l’aria pura, ecco alcune escursioni particolarmente indicate per scoprire le bellezze del territorio:

  • Da Cogne alle Cascate di Lillaz: percorso semplice e adatto a tutti, dura circa un’ora tra andata e ritorno;
  • Salita al Colle del Nivolet: si può partire a piedi dal lago Serrù e raggiungere in 2-3 ore la zona dei laghi superiori;
  • Giro panoramico del vallone dell’Entrelor: un’escursione più impegnativa che offre però paesaggi tra i più belli del parco;
  • Da Pont Valsavarenche al Rifugio Vittorio Emanuele II: salita di circa due ore e mezza, con panorama sulla testata del ghiacciaio;
  • Anello di Campiglia Soana: itinerario immersivo nei boschi della Val Soana, tra faggi secolari e ruscelli;

Queste escursioni sono l’occasione perfetta per vedere da vicino fauna e flora, ma anche per comprendere la straordinaria varietà di ambienti che il parco offre in ogni stagione.

Qual è il momento migliore per visitare il Parco Nazionale Gran Paradiso?

Ogni stagione regala un volto diverso al Gran Paradiso. L’estate è sicuramente il periodo più frequentato: le giornate lunghe, i sentieri aperti e la varietà di colori rendono questa stagione ideale per chi ama camminare.

La primavera è consigliata per gli appassionati di botanica: la fioritura alpina è un evento che cambia rapidamente con l’altitudine e offre scorci pieni di vita.

L’autunno tinge i lariceti d’oro e arancio, creando atmosfere silenziose e malinconiche perfette per chi ama fotografare la natura o meditare.

L’inverno è infine la stagione della pace assoluta. Le ciaspolate su percorsi tracciati permettono di vivere un’esperienza intima e raccolta, tra boschi innevati e animali che lasciano le loro orme sulla neve fresca.

Domande frequenti sul Parco Nazionale Gran Paradiso e su cosa vedere

Serve un biglietto per accedere al parco?
No, l’ingresso al parco è gratuito. Eventuali costi si applicano a visite guidate, musei locali o trasporti pubblici interni.

Qual è il miglior punto per iniziare una visita?
Dipende dalla regione in cui ti trovi: partendo da Aosta consigliamo Cogne, da Torino invece la Valle Orco è l’accesso più comodo.

Ci sono percorsi accessibili a persone con mobilità ridotta?
Sì, alcune aree come il Giardino Paradisia e tratti dei laghi del Nivolet offrono percorsi pianeggianti adatti anche a carrozzine.

È possibile campeggiare all’interno del parco?
No, il campeggio libero è vietato. Sono tuttavia presenti rifugi, bivacchi e campeggi autorizzati in alcune zone periferiche. È inoltre possibile appoggiarsi alle strutture presenti sul territorio che offrono la possibilità di affittare alloggi per brevi periodi, proprio come Cascina 6B.

Posso portare il mio cane?
I cani sono ammessi ma solo al guinzaglio e su alcuni sentieri esterni al cuore del parco. In molte aree centrali è vietato l’accesso di animali per proteggere la fauna selvatica.

Qual è la stagione migliore per vedere lo stambecco?
Primavera e inizio estate, quando gli animali scendono a quote più basse per nutrirsi. La Valsavarenche è una delle aree migliori per l’osservazione.

Un invito a scoprire il paradiso dietro casa

Visitare il Parco Nazionale Gran Paradiso non è solo un’esperienza turistica, ma un viaggio nella profondità della natura italiana, in uno dei pochi luoghi rimasti davvero autentici. Che tu sia un escursionista esperto o un viaggiatore in cerca di silenzio e bellezza, questo angolo di Alpi ti regalerà emozioni sincere, panorami sorprendenti e una connessione con l’essenziale.

Porta con te rispetto, attenzione e tempo: il Gran Paradiso saprà ricompensarti con tutto ciò che il suo nome promette.

Santuario di Belmonte: un cammino tra fede, arte e natura

Immerso tra le alture silenziose del Canavese occidentale, il Santuario di Belmonte è molto più di un luogo sacro: è una meta spirituale, un patrimonio artistico e un punto d’incontro tra storia e paesaggio. Situato nel comune di Valperga, a pochi chilometri da Ivrea e dalle valli circostanti, questo sito offre un’esperienza intensa, capace di toccare il cuore del visitatore. 

Scoprire la storia del Santuario di Belmonte significa intraprendere un viaggio che attraversa secoli di fede, architettura e tradizione popolare e in questa guida noi di Cascina 6B ti racconteremo la storia e le curiosità legate a questo splendido sito. Ecco perché dovreste visitare questi posti: il Belmonte, insieme alle valli canavesane, regala una bellezza autentica che si rivela nel silenzio dei boschi, nei colori delle stagioni e nel respiro lento della montagna.

Le origini leggendarie e medievali del Santuario di Belmonte

La nascita del Santuario di Belmonte è avvolta da un’aura di leggenda. Si narra che Arduino, marchese di Ivrea e re d’Italia tra il X e l’XI secolo, salì fin sulla collina di Belmonte per ritirarsi in preghiera e penitenza dopo una vita segnata da guerre e conflitti. In quel luogo isolato avrebbe poi avuto una visione mariana che gli suggerì di far erigere proprio in quel luogo una cappella in onore della Vergine.

Al di là del mito, le prime tracce documentate della presenza religiosa a Belmonte risalgono al XII secolo. È probabile che il luogo fosse inizialmente occupato da un piccolo edificio sacro collegato all’Abbazia benedettina di Fruttuaria, da cui dipendevano numerosi insediamenti nel Canavese. La posizione strategica e isolata del colle favorì la vocazione spirituale del sito, che fin dalle origini attirò pellegrini e fedeli da tutto il territorio circostante.

Dal monastero femminile alla spiritualità popolare

Tra il XV e il XVI secolo, la collina di Belmonte ospitava un piccolo monastero di suore benedettine appartenenti all’Ordine di Santa Scolastica. Le religiose rimasero sul luogo per oltre due secoli, gestendo il santuario e accogliendo chi vi si recava in pellegrinaggio. Secondo una tradizione popolare, le monache decisero di non abbandonare mai il sito dopo aver assistito a un presunto miracolo legato a una statua della Madonna.

Fu proprio questa devozione profonda a consolidare il legame tra Belmonte e la fede mariana. Il luogo divenne sempre più frequentato, anche grazie alla sua collocazione sul crinale che separa il Canavese dal biellese, offrendo scorci mozzafiato e uno spazio di raccoglimento naturale.

Nel 1601, le autorità religiose disposero la soppressione del monastero. Le suore furono trasferite altrove e il Santuario restò momentaneamente senza una guida stabile. Questa fase si rivelò però determinante per il futuro del sito.

L’arrivo dei Francescani e la rinascita spirituale

Nel 1602, a distanza di pochi mesi dalla partenza delle benedettine, giunsero a Belmonte i Frati Minori francescani. Il loro insediamento segnò una nuova fase nella storia del Santuario, caratterizzata da fervore, organizzazione e visione pastorale. I francescani diedero nuovo impulso alla vita liturgica e iniziarono un’opera di ristrutturazione che coinvolse l’intero complesso.

L’edificio sacro fu ampliato, l’altare maggiore arricchito con decorazioni barocche e la devozione alla Madonna fu diffusa anche nei villaggi più lontani. La collina divenne un punto di riferimento spirituale per tutto il Canavese. Nel corso dei decenni successivi, le processioni, le messe solenni e i riti votivi divennero parte integrante della vita religiosa locale.

Ma il progetto più ambizioso si realizzò a partire dal 1712, quando il frate Michelangelo da Montiglio diede inizio alla costruzione di un Sacro Monte ispirato a quelli già presenti in Piemonte e in Lombardia.

La realizzazione del Sacro Monte

Il Sacro Monte è un complesso di cappelle dedicate alla Passione di Cristo, che si snoda lungo un percorso in salita immerso nella natura. Il progetto si colloca all’interno del movimento devozionale promosso dalla Controriforma e assume, in Belmonte, una dimensione popolare e francescana, essenziale e diretta.

Le prime cappelle vennero costruite grazie al contributo dei fedeli, delle confraternite e delle comunità del territorio. Ciascuna cappella rappresenta una stazione della Via Crucis, con statue a grandezza naturale e affreschi che illustrano le scene evangeliche. L’impianto è pensato per guidare il pellegrino non solo lungo un cammino fisico, ma anche spirituale, che lo accompagna fino al cuore del mistero cristiano.

Nel corso di oltre un secolo di lavori, vennero erette tredici cappelle, alcune delle quali ancora oggi conservano statue in terracotta e gesso realizzate da artisti locali, tra cui figurano scultori di Castellamonte e pittori della scuola di Ivrea. Il Sacro Monte di Belmonte fu completato nel 1825, diventando l’ultimo ad essere costruito in Piemonte.

Arte sacra tra essenzialità e suggestione

L’estetica del Sacro Monte di Belmonte si distingue per il suo carattere sobrio e accessibile. Le cappelle, immerse nei boschi, dialogano con il paesaggio in un rapporto armonico e profondo. L’architettura, pur ispirata a modelli barocchi, riflette lo spirito francescano: forme semplici, materiali locali, narrazione diretta.

Le scene della Passione sono rese con intensità espressiva, ma senza sfarzo. Le statue, alcune delle quali restaurate in anni recenti, trasmettono emozioni autentiche. L’affresco, spesso più consunto, suggerisce piuttosto che mostrare, lasciando spazio all’interiorità del pellegrino.

Alcune cappelle meritano una menzione speciale: la prima, che rappresenta la condanna di Gesù; la sesta, in cui viene raffigurata la Veronica; l’ottava, dedicata alle Pie Donne; l’undicesima, con la Crocifissione. Il percorso si conclude con la cappella della deposizione, culmine emotivo del cammino.

Il riconoscimento UNESCO e la riserva naturale

Nel 2003, il Sacro Monte di Belmonte è stato inserito nell’elenco dei Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia riconosciuti come Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Questo riconoscimento ha sottolineato il valore storico, artistico e spirituale del sito, premiandone l’originalità e la funzione sociale.

La collina su cui sorge il santuario è anche parte della Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte di Belmonte, istituita nel 1991 per tutelare l’ambiente boschivo circostante e garantire un equilibrio tra spiritualità e biodiversità. Il territorio è attraversato da sentieri segnalati, percorribili a piedi o in bicicletta, che offrono scorci panoramici sulle Alpi, il Monviso e le pianure torinesi.

La connessione tra natura e spiritualità è uno degli elementi più affascinanti del sito. L’esperienza di visita al Santuario non si esaurisce nella dimensione devozionale, ma si amplia in una contemplazione che coinvolge corpo e spirito, mente e sguardo.

L’incendio del 2019 e i restauri

Nel marzo del 2019, un incendio doloso colpì duramente la collina di Belmonte, bruciando decine di ettari di bosco e minacciando alcune delle cappelle più antiche. L’evento scosse profondamente la comunità locale e sollevò un’ondata di solidarietà.

I danni furono contenuti grazie all’intervento tempestivo dei vigili del fuoco e delle autorità regionali. Negli anni successivi sono stati avviati interventi di ripristino ambientale e restauro delle strutture danneggiate. Alcune statue in gesso e legno, annerite dal fumo, sono state sottoposte a trattamenti conservativi. Anche i sentieri sono stati messi in sicurezza per garantire la fruibilità del percorso in ogni stagione.

L’incendio ha rafforzato il legame tra il Santuario e la popolazione, stimolando nuove forme di volontariato e una maggiore attenzione al valore culturale e naturale del sito.

Vita religiosa e devozione oggi

Il Santuario di Belmonte è ancora oggi un luogo vivo. Le celebrazioni liturgiche si svolgono regolarmente, in particolare nelle principali festività mariane. Ogni anno, nel mese di maggio, si svolge la tradizionale processione con fiaccolata notturna, che vede partecipare centinaia di fedeli provenienti da tutta la diocesi.

La chiesa ospita numerosi ex-voto, testimonianza della fede popolare e del legame personale che molte famiglie hanno con questo luogo. Le stanze adiacenti al santuario accolgono oggi un piccolo museo, in cui sono raccolti oggetti liturgici, testimonianze fotografiche e materiali legati alla costruzione del Sacro Monte.

Il Santuario è anche una meta di pellegrinaggio per gruppi giovanili, associazioni religiose e turisti interessati a percorsi di spiritualità lenta. L’assenza di rumore, la qualità della luce, il ritmo naturale del percorso invitano alla riflessione e alla riscoperta di valori essenziali.

Itinerario consigliato: come vivere il percorso verso il Santuario di Belmonte

Il cammino che conduce al Santuario può iniziare dal parcheggio in località Valperga. Da qui si segue il sentiero segnalato che sale dolcemente tra i boschi, toccando una a una le tredici cappelle della Via Crucis. Il percorso dura circa un’ora ed è accessibile anche a camminatori poco allenati.

Ogni stazione offre uno spazio di sosta, di lettura e contemplazione. L’ombra dei castagni e dei faggi accompagna il visitatore fino alla cima del colle, dove si trova il Santuario. Qui è possibile visitare la chiesa, raccogliersi in silenzio o semplicemente lasciarsi avvolgere dal panorama che spazia su tutto il Canavese.

Chi desidera prolungare l’esperienza può esplorare i sentieri della Riserva Naturale, fare una sosta nelle trattorie del territorio o pernottare nelle vicinanze, magari scegliendo una struttura come Cascina 6B, perfetta per chi cerca tranquillità, autenticità e accesso comodo alle valli circostanti.

Domande frequenti sul Santuario di Belmonte

Quando è stato fondato il Santuario di Belmonte?
Le origini risalgono al XII secolo, ma la tradizione lo collega a una leggenda del re Arduino, vissuto intorno all’anno 1000.

Quante sono le cappelle del Sacro Monte?
Attualmente le cappelle sono tredici, ognuna rappresenta una stazione della Via Crucis ed è decorata con statue e affreschi.

È possibile visitare il santuario tutto l’anno?
Sì, il sito è sempre accessibile. Le funzioni religiose sono più frequenti in primavera ed estate, ma il percorso è aperto tutto l’anno.

Il percorso è adatto a tutti?
Il sentiero ha una pendenza dolce ed è percorribile anche da famiglie e persone poco allenate. In estate si consiglia una visita al mattino o nel tardo pomeriggio.

È previsto un biglietto d’ingresso?
No, la visita è gratuita. Alcune donazioni sono gradite per sostenere i restauri e le attività del santuario.

È collegato ai Sacri Monti UNESCO?
Sì, Belmonte fa parte del gruppo dei nove Sacri Monti riconosciuti Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 2003.

È possibile organizzare visite guidate?
Sì, alcune associazioni locali e la parrocchia organizzano visite tematiche per gruppi e scolaresche. È consigliabile prenotare in anticipo.

Un cammino che unisce cielo e terra

Il Santuario di Belmonte non è soltanto un monumento religioso. È un luogo dove storia, natura e spiritualità si incontrano in un equilibrio raro. Camminare tra le cappelle, ascoltare il suono delle foglie, osservare la luce che filtra tra gli alberi è un’esperienza che tocca qualcosa di profondo, al di là delle credenze personali.

Visitare Belmonte significa concedersi il tempo di rallentare, di ritrovare un ritmo interiore, di ascoltare il silenzio. In un mondo frenetico, questo luogo ci ricorda che c’è ancora spazio per la bellezza semplice, per la fede genuina e per una connessione autentica con ciò che ci circonda.

Che tu venga per devozione, curiosità o desiderio di pace, il Santuario ti accoglierà con la stessa solennità con cui ha accolto generazioni di pellegrini. E se saprai ascoltarlo, ti racconterà una storia che va ben oltre le parole.

Forte di Bard – una fortezza tra le Alpi

A poco più di un’ora dalla casa-vacanza Cascina 6b, superato il confine con la Valle D’Aosta, si staglia su uno sperone roccioso un’imponente fortezza: il Forte di Bard. Questo maestoso baluardo, già visibile dalla Strada Statale 26, è pronto a raccontare la sua storia e a sorprendere chiunque decida di visitarlo. Il forte rappresenta uno dei migliori esempi di fortezza di sbarramento di primo Ottocento ed è parte della rete di castelli della Valle d’Aosta.

Tra passato e presente

La posizione strategica del Forte, posto all’ingresso della Valle d’Aosta, ha reso questo luogo un punto di controllo fondamentale sin dall’epoca romana. Nel 1800 il precedente castello medievale fu quasi del tutto annientato da Napoleone Bonaparte, tuttavia la struttura attuale fu edificata tra il 1830 e il 1838 per volere di Carlo Felice di Savoia.

Dopo un lungo periodo di abbandono, il forte è stato completamente restaurato e dal 2006 si è trasformato in un polo culturale di riferimento, ospitando musei, mostre ed eventi di rilievo internazionale.

FORTE DI BARD_VALLE D'AOSTA

La visita: un percorso a tre livelli

Il Forte di Bard si sviluppa su tre livelli principali, distribuiti tra i 400 e i 467 metri di altitudine, ognuno con la propria identità e proposta espositiva:

L’Opera Ferdinando, al livello più basso, si presenta a forma di tenaglia ed è costituita dall’Opera Ferdinando Inferiore e l’Opera Ferdinando Superiore. Qui vengono accolte le sale del Museo delle Fortificazioni e delle Frontiere, che illustrano la storia delle difese militari e la percezione dei confini nel corso dei secoli. In prossimità, l’Opera Mortai e l’attigua Polveriera con un auditorium da 70 posti ospitano mostre temporanee, arricchendo l’offerta culturale del complesso.

Proseguendo, a circa metà della rocca, sorge l’Opera Vittorio che ospita Le Alpi dei Ragazzi, un’area pensata per coinvolgere il pubblico più giovane (ma non solo) con laboratori interattivi che affrontano temi come il cambiamento climatico e la tutela delle aree glaciali. Questo spazio è un invito a scoprire in modo dinamico il rapporto tra uomo e ambiente alpino.

In cima al Forte

L’Opera Carlo Alberto, la più imponente delle tre opere, rappresenta il cuore pulsante del complesso. Formata da una cinta su cui si appoggiano tutti i fabbricati, qui trovi Il Museo delle Alpi, un percorso multimediale che racconta la storia, le tradizioni e le bellezze naturali delle Alpi. La Piazza d’Armi, un ampio spazio aperto, circondato da un elegante porticato, ospita mostre temporanee, e lo spazio Vallée Culture.

FORTE DI BARD_VALLE D'AOSTA
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All’interno dell’Opera si trovano anche le Prigioni, 24 celle di detenzione, di dimensioni molto ridotte, disposte lungo quattro sezioni dove venivano rinchiusi i prigionieri. Nel corso dell’Ottocento arrivarono ad ospitare decine di prigionieri, per poi essere trasformate in magazzini viveri della fortezza. Questo spazio ospita un percorso multimediale dedicato alla storia della fortezza.

Come visitare il Forte: in ascensore panoramico oppure a piedi?

Per accedere ai vari livelli del Forte di Bard, puoi scegliere tra due modalità: tramite gli ascensori panoramici, situati al Borgo di Bard, che offrono una vista spettacolare sulla valle, oppure percorrendo i percorsi pedonali, caratterizzati da sentieri ben segnalati, ideali per chi desidera immergersi completamente nell’atmosfera storica e godere di angoli panoramici unici durante la salita o la discesa.

La durata media della visita, che varia a seconda del numero di mostre e musei che si intende visitare, è di circa 2-3 ore.

FORTE DI BARD_VALLE D'AOSTA

In conclusione, il Forte di Bard non è solo un sito storico, ma un vero e proprio viaggio nell’evoluzione culturale e militare delle Alpi Occidentali. Se sei alla ricerca di una meta per una gita immersa nella storia, nella natura e nelle tradizioni locali, questo forte è la scelta perfetta.

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Una curiosità

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Lo sapevi che il Forte di Bard è stato scelto dalla Marvel per ospitare alcune scene del film Avengers: Age of Ultron?

Proprio così! Nel 2014, il set del forte è stato utilizzato per le riprese, dando vita a un collegamento inaspettato tra la storia militare e il cinema contemporaneo. A testimonianza di questo legame, vicino al terzo ascensore panoramico troverai modelli e riferimenti ad alcuni personaggi del film, un omaggio imperdibile per gli appassionati del genere.

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Il Salotto Sabaudo di Torino

Passeggiando tra le eleganti piazze e i portici di Torino, ci si rende conto che questa città, a pochi chilometri dalla casa-vacanza Cascina 6b, custodisce un patrimonio inestimabile con i suoi caffè storici.

Incastonati nel cuore del centro cittadino, questi locali, veri protagonisti del “salotto sabaudo”, hanno fatto da sfondo a incontri letterari, politici e culturali. Ancora oggi offrono un vero tuffo nel passato, permettendo ai visitatori di respirare l’atmosfera di un’epoca raffinata e sofisticata.

Il Caffè Al Bicerin, situato in Piazza della Consolata dal 1763, questo piccolo gioiello è conosciuto per aver dato alla luce la celebre bevanda Bicerin, un delizioso mix di caffè, cioccolato fondente e crema di latte, servito (ancora tutt’oggi) rigorosamente in un bicchiere trasparente per apprezzarne i tre strati. Frequentato da personaggi illustri come Cavour, il locale ha sempre mantenuto la sua autenticità e riservatezza, con le sue boiserie in legno scuro, le luci soffuse e i tavolini in marmo arredi in legno scuro e luci soffuse, facendo sentire così i clienti come se avessero fatto un salto indietro nel tempo.

Il Caffè Elena, ci troviamo in piazza Vittorio Veneto, questo Caffè, a differenza di altri dal gusto sfarzoso e aristocratico, è noto per la sua atmosfera più intellettuale e bohémien caratterizzata da pareti dai toni caldi, arredi in legno e grandi finestre che si affacciano sulla Piazza.

Fondato nell’Ottocento, ha ospitato numerosi artisti e scrittori, come Cesare Pavese che lo frequentava assiduamente e lo citò più volte nei suoi scritti. Con i suoi arredi eleganti e l’ampio dehor, è il luogo ideale per una pausa caffè o un aperitivo serale in un’atmosfera senza tempo.

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Il Caffè Fiorio, inaugurato nel 1780 in Via Po, divenne presto il ritrovo prediletto di intellettuali, artisti e politici. Si narra che fosse chiamato “il caffè dei codini”, in riferimento alle acconciature degli aristocratici conservatori che lo frequentavano. Tra i suoi avventori si annoverano figure di spicco come Cavour e Massimo D’Azeglio, che qui trascorrevano ore tra un caffè e una conversazione appassionata.

Oggi, entrare al Caffè Fiorio significa immergersi in un’epoca passata, con i suoi interni caratterizzati da poltroncine in velluto rosso, specchi dorati, tavolini in marmo e grandi lampadari scintillanti che creano un’atmosfera calda e avvolgente.

Questo Caffè è celebre per la qualità dei suoi prodotti, in particolare per la sua gelateria artigianale. La crema Fiorio, ricetta segreta del locale, è considerata una delle migliori di Torino: vellutata, ricca e incredibilmente avvolgente. Accanto ai gelati, offre un’ampia selezione di dolci tradizionali piemontesi, come il bonèt (un budino al cioccolato e amaretti), la torta gianduia e i classici gianduiotti.

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Il Caffè Baratti & Milano, situato nella splendida Galleria Subalpina, è uno dei simboli più raffinati della tradizione torinese. Fondato nel 1858 da Ferdinando Baratti e Edoardo Milano, inizialmente come pasticceria in Via Dora Grossa (oggi Via Garibaldi), divenne presto un punto di riferimento per l’alta società, tanto da essere nominato fornitore ufficiale della Real Casa Savoia. Entrare da Baratti & Milano significa fare un salto nell’eleganza della Belle Époque, con i suoi interni riccamente decorati, specchi dorati, colonne di marmo e lampadari in cristallo.

Baratti & Milano è celebre per la sua pasticceria artigianale, in particolare per la lavorazione del cioccolato. I suoi gianduiotti, praline e cremini sono un’istituzione, realizzati con le migliori materie prime e secondo antiche ricette. Un’altra specialità imperdibile è la crema Baratti, una crema pasticcera dalla consistenza vellutata e dal sapore delicato, spesso servita con i loro celebri biscotti.

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Il Caffè Torino, situato in Piazza San Carlo, è uno dei locali storici più iconici di Torino. Fondato nel 1903, questo caffè ha rappresentato per oltre un secolo un punto di ritrovo per intellettuali, artisti e aristocratici, mantenendo intatta la sua eleganza inconfondibile. Appena varcata la soglia del Caffè Torino, si viene accolti da un’atmosfera raffinata e senza tempo, con gli interni decorati in stile Liberty caratterizzati da boiserie in legno scuro, specchi dorati, soffitti affrescati e lampadari scintillanti.

Il Caffè è rinomato per la qualità del suo espresso, servito secondo la più autentica tradizione piemontese. Ma ciò che lo rende ancora più speciale è la sua pasticceria artigianale, che offre un’ampia selezione di dolci tipici come i gianduiotti, il Bicerin e la Torta gianduia.

Una delle curiosità più note legate al Caffè Torino è il toro dorato incastonato nel pavimento del dehor. Secondo la tradizione, calpestare i suoi attributi porterebbe fortuna, e ancora oggi è facile vedere torinesi e turisti compiere questo gesto scaramantico prima di entrare nel locale.

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Torino_ piazza san carlo_TORO

Insomma, che sia per un caffè veloce, una cioccolata calda o anche un aperitivo con vista su una delle piazze più belle della città, lasciati conquistare dalla storia e dal fascino di questi locali storici scoprendo l’anima più autentica della città di Torino.

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Un Borgo incantato a Ricetto di Candelo

A circa un’ora dalla casa-vacanza Cascina 6b, si trova un luogo che, in vista delle feste natalizie, si trasforma in un magico Borgo di Babbo Natale, sto parlando del suggestivo Ricetto di Candelo.

Il Ricetto è un borgo medievale, costruito tra il XIII e il XIV secolo, che serviva come struttura fortificata utilizzata dagli abitanti del borgo per conservare beni preziosi, come il vino e il grano, e per proteggersi in caso di pericoli. La sua particolarità risiede nella struttura urbanistica, un insieme di edifici racchiusi da alte mura in pietra, con torri di avvistamento agli angoli. All’interno, le strette vie acciottolate creano un’atmosfera unica che evoca il passato medievale.

Grazie alla sua autenticità e al fascino storico, è stato riconosciuto come uno dei “Borghi più belli d’Italia” e anche uno dei meglio conservati in Europa.

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Il Borgo di Babbo Natale

Ogni anno, in prossimità delle festività natalizie, il Ricetto si trasforma in un magico borgo natalizio. Passeggiando tra le vie acciottolate, potrai immergerti in un’atmosfera natalizia unica grazie ai mercatini artigianali. Qui troverai una vasta selezione di prodotti tipici locali, decorazioni fatte a mano e idee regalo originali. Per gli amanti della cucina, le bancarelle offrono specialità piemontesi e gustosi street food che renderanno ancora più dolce la tua visita.

Per i più piccoli, c’è la possibilità di incontrare Babbo Natale, imbucare le loro letterine nella magica cassetta postale e partecipare a un percorso a tappe con laboratori creativi. Qui si divertiranno a creare biglietti d’auguri e decorazioni natalizie, a scoprire tradizioni locali e giocare in attività ispirate al Natale, come anche cacce al tesoro.

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Ma non è tutto!

Oltre all’atmosfera natalizia, il Ricetto di Candelo regala una vera e propria esperienza culturale. Durante l’evento, è possibile partecipare a visite guidate che raccontano la storia del borgo e ammirare la sua architettura unica. Insomma, un’occasione perfetta per unire il fascino del passato alla magia del Natale!

RICETTO DI CANDELO_PIEMONTE
RICETTO DI CANDELO_PIEMONTE

Se stai cercando un modo originale per vivere l’atmosfera natalizia, il Borgo di Babbo Natale al Ricetto di Candelo è una meta imperdibile. La sua combinazione di storia, tradizione e magia delle feste lo rende un luogo unico, perfetto per creare ricordi speciali con la famiglia e gli amici.

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Museo Lavazza di Torino, un viaggio nella Storia del Caffè Italiano

A Torino, a soli 20 min dalla casa-vacanza Cascina 6b, si trova un luogo che celebra il caffè in ogni sua forma.

Sto parlando del Museo Lavazza; situato nella Nuvola Lavazza, una moderna struttura progettata dall’architetto Cino Zucchi. Il museo è parte di un complesso architettonico innovativo che ospita anche uffici, un centro congressi, un ristorante gourmet, un bistrot e un giardino pubblico.

Quest’area rappresenta un interessante connubio tra passato e futuro, integrando elementi storici del quartiere Aurora, come la centrale elettrica riconvertita.

MUSEO LAVAZZA_NUVOLA LAVAZZA_TORINO_PIEMONTE
MUSEO LAVAZZA_NUVOLA LAVAZZA_TORINO_PIEMONTE

La storia della Lavazza

Il viaggio di Lavazza inizia nel 1895, quando Luigi Lavazza, un giovane imprenditore torinese, acquistò una drogheria nel centro di Torino. All’epoca il caffè era un prodotto raro e costoso, ma Luigi Lavazza ebbe un’intuizione rivoluzionaria: miscelare diverse qualità di caffè, provenienti da paesi e varietà differenti, per creare un gusto unico e personalizzato. Questa tecnica di miscelazione permise a Lavazza di differenziarsi, offrendo prodotti dal sapore costante e facilmente riconoscibile.

Così, nel corso del Novecento, l’azienda si espanse anche a livello internazionale, portando avanti una continua innovazione nei processi di produzione e nel confezionamento, come l’introduzione della confezione sottovuoto, per rispondere alle esigenze del mercato. Parallelamente, consolidò la propria immagine attraverso campagne pubblicitarie iconiche, con spot televisivi e cartelloni che vedevano protagonisti attori e artisti famosi, contribuendo così a rendere Lavazza un simbolo del caffè italiano nel mondo, associando il marchio a creatività e qualità riconosciute globalmente.

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Le gallerie tematiche del Museo

Il percorso museale si snoda attraverso cinque gallerie tematiche, ognuna delle quali è pensata per esplorare un aspetto diverso della storia e della cultura del caffè, offrendo al visitatore un viaggio coinvolgente e interattivo.

La visita inizia con “Casa Lavazza”, dove vengono ripercorse le tappe principali della vita dell’azienda, tra documenti, fotografie, appunti, libri contabili e oggetti d’epoca. A pochi passi, si trova “l’Area Sport”, uno spazio che racconta il connubio tra la Lavazza e le più importanti imprese sportive.

Successivamente, “La Fabbrica” consente di rivivere la magia della produzione del caffè e ripercorrere l’intera filiera del caffè, dalla piantagione fino alla tazzina, rivelando anche le figure più significative e importanti del processo di lavorazione del caffè, a partire dai produttori fino ai maestri torrefattori.

MUSEO LAVAZZA_TORINO_PIEMONTE
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Con “La Piazza”, una piazzetta in stile anni Sessanta, si ha la possibilità di concedersi una pausa e ritrovare i ritmi lenti della condivisione e della convivialità. Si tratta di uno spazio dove si celebra il rituale del caffè, a partire dalle icone della Lavazza, come l’espresso e la tazzina, fino ad arrivare allo spazio e alle diverse forme di questa preziosa bevanda, fonte di ispirazione, creatività e continua innovazione.

Il percorso continua al piano di sopra con “L’Atelier”, uno spazio unico che ricorda un set cinematografico con le sue immagini e installazioni. Qui, si possono anche scattare foto ricordo nelle varie postazioni apposite e ammirare gli straordinari calendari, realizzati dai più famosi fotografi del mondo.

MUSEO LAVAZZA_TORINO_PIEMONTE
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L’ultima tappa è “L’Universo”, una vera immersione multimediale a 360° grazie all’utilizzo di tecnologia interattiva e multimediale che racconta il percorso del chicco di caffè. L’esposizione si avvale di video immersivi, suoni ambientali e proiezioni coinvolgenti per trasportare i visitatori in un viaggio che esplora i vari aspetti del mondo del caffè, come le caratteristiche botaniche, le modalità di coltivazione, la raccolta, la torrefazione e la preparazione.

La visita culmina con la “Coffee Experience”, un momento speciale in cui poter gustare le varie note aromatiche e i vari sapori che fanno del caffè Lavazza una vera icona. Si può partire dall’espresso tradizionale, esplorare diverse miscele e proseguire con originali creazioni di Coffee Design, ideate insieme a chef rinomati ed esperti di caffè internazionali.

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Piccola curiosità: la “Lavazza Cup”

Presso la biglietteria riceverai una particolare tazzina di caffè… ma a cosa serve? Te lo dico subito! Si tratta di una speciale tazzina interattiva che ti permetterà, durante il percorso museale, di attivare installazioni, approfondire la conoscenza attraverso materiali multimediali, raccogliere informazioni e anche scattare le foto ricordo. Insomma, una vera e propria “guida interattiva”!

In conclusione…

Il Museo Lavazza è studiato per offrire un’esperienza che va oltre la semplice esposizione di oggetti, grazie soprattutto ai supporti interattivi e alle installazioni multimediali, avrai la possibilità di esplorare il processo produttivo del caffè, dall’origine alla tazza e di scoprire il lungo percorso che trasforma i chicchi in una delle bevande più amate al mondo.

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Il Castello Ducale di Agliè

Nel cuore del Canavese, a pochi chilometri da Cascina 6b, sorge il maestoso Castello Ducale di Agliè, una delle più affascinanti residenze sabaude del Piemonte. Questo gioiello architettonico, racchiude secoli di storia e arte, ed è oggi una delle mete imperdibili per chi desidera scoprire il patrimonio culturale e paesaggistico del Piemonte.

Le origini del Castello di Agliè risalgono al XII secolo, quando fu costruito come fortezza medievale dalla famiglia San Martino. Tuttavia, la sua vera trasformazione avvenne nel XVII secolo, grazie a Filippo d’Agliè, che lo fece ristrutturare e ampliare, trasformandolo in una sontuosa residenza barocca. Successivamente, nel XVIII secolo, il castello passò nelle mani della famiglia Savoia, diventando una delle loro residenze preferite.

Sotto la dinastia sabauda, il complesso venne ulteriormente arricchito con decorazioni raffinate e uno splendido parco, che si estende per oltre 300.000 metri quadrati.

Grazie all’intervento del duca Carlo Felice nel XIX secolo, il Castello assunse anche un elegante tocco neoclassico, diventando una delle perle architettoniche del Piemonte. Oggi il Castello di Agliè è parte del circuito delle Residenze Sabaude, riconosciute come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, e conserva intatto tutto il suo fascino aristocratico e culturale.

La visita al Castello

La visita guidata, della durata di circa un’ora, ti condurrà attraverso alcune delle oltre 300 stanze del complesso, offrendoti uno spaccato della vita della corte sabauda; infatti, ogni sala racconta una storia, rivelando il gusto, l’eleganza e il lusso di un’epoca passata.

Tra le sale più rappresentative, spicca la Sala delle Feste, con i suoi magnifici soffitti affrescati e gli eleganti lampadari di cristallo, che ancora oggi evocano i fasti dei ricevimenti di corte. Gli arredi, gli arazzi e le collezioni d’arte presenti nelle varie sale, offrono un viaggio attraverso l’evoluzione culturale e artistica della dinastia reale sabauda, testimoniando il loro gusto eclettico e raffinato.

Una parte affascinante del percorso di visita, è caratterizzata dalle cucine sotterranee del castello, dove venivano preparati i sontuosi banchetti per la famiglia reale e i loro ospiti. Questi ambienti, ancora oggi perfettamente conservati, offrono un’idea sulla vita “dietro le quinte” della residenza, rivelando l’organizzazione meticolosa e l’efficienza che governavano la vita quotidiana a corte.

I giardini

Oltre agli interni, puoi estendere la visita anche ai splendidi giardini esterni del castello, che offrono un perfetto esempio di come l’arte paesaggistica possa integrarsi armoniosamente con l’architettura. Progettati principalmente secondo lo stile del giardino all’italiana, sono caratterizzati da geometrie precise, viali alberati e siepi, che creano un’atmosfera di grande bellezza e tranquillità.

Passeggiando tra le aiuole e le fontane, potrai respirare un’atmosfera di quiete e raffinatezza. Le sculture che adornano gli spazi verdi e i piccoli padiglioni nascosti tra la vegetazione richiamano il gusto estetico della nobiltà sabauda, che considerava il giardino come un prolungamento naturale degli interni del castello.

Curiosità: lo sapevi che il castello è stato usato come set per una serie televisiva?

Proprio così! Si tratta della serie italiana “Elisa di Rivombrosa” (2003-2005), un dramma storico in costume ambientato nel XVIII secolo in cui il castello rappresenta la residenza del protagonista, il conte Fabrizio Ristori. Grazie a questa serie, il castello ha guadagnato una notevole popolarità, attirando anche molti visitatori.

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La storia del cioccolato a Torino

Torino si sa, è la capitale del cioccolato e del gianduja. Ma la conosci la storia legata a queste prelibatezze?

Per scoprirla, a fine giugno, è stato inaugurato il Museo del Cioccolato e del Gianduja, chiamato Choco-Story, un progetto che mira a narrare e a condividere la storia del cioccolato. Il Museo è stato allestito nei laboratori sotterranei della Pasticceria Pfatisch, una storica pasticceria fondata nel 1915 da Gustavo Pfatisch, e che fa parte dell’Associazione Locali Storici d’Italia, un’organizzazione che raccoglie oltre 200 locali storici italiani legati a importanti avvenimenti nella storia d’Italia.

La visita al Museo

La visita dura circa un’ora e consiste in un viaggio nel tempo attraverso la storia del cioccolato: dalle antiche ricette dei Maya e degli Aztechi, all’introduzione del cacao in Europa, fino alla nascita della tradizione cioccolatiera piemontese, con particolare attenzione al famoso “gianduiotto”.

Durante il percorso museale, oltre ad avere a disposizione un’audioguida che arricchirà la tua esperienza con curiosità e dettagli storici, potrai divertirti con simpatici giochi interattivi che renderanno la tua visita ancora più coinvolgente. Inoltre, alla fine della visita, ti aspetteranno deliziosi assaggi di cioccolato e gianduiotti preparati dalla rinomata Pasticceria Pfatisch. Cosa volere di più?

Perchè Torino è la città del cioccolato?

Inizia verso la fine del Cinquecento, quando Emanuele Filiberto di Savoia introdusse il cacao tramite una fumante tazza di cioccolata servita simbolicamente alla città, per festeggiare il trasferimento della capitale ducale da Chambéry a Torino.

Poco più di un secolo dopo, nel 1678, lo chef Giovanni Antonio Ari riceve dalla principessa Maria Giovanni Battista di Savoia, la licenza per commercializzare la bevanda al cacao “Bavareisa”. Questa bevanda, composta da cioccolato, caffè e crema di latte, si evolse nel corso del XIX secolo nel famoso Bicerin, uno dei simboli della città torinese.

Arriviamo ora al Gianduia. Quali sono le sue origini?

Nel 1806, Napoleone decretò un embargo continentale contro gli Inglesi, causando una scarsità di beni coloniali, tra cui il cacao. Fu così che gli artigiani piemontesi decisero di allungare le loro ricette di cioccolato con nocciole, creando un impasto cremoso di cacao, nocciole tostate in polvere del Piemonte e zucchero, ovvero il Gianduia.

Ma come nasce questo nome? Si dice che durante il carnevale di Torino del 1867, il personaggio di Gianduia fu talmente conquistato da questa miscela che concesse ai cioccolatieri un’autorizzazione speciale per poter chiamare “Gianduia” la tanto apprezzata miscela. Prodotto in forma di barrette, l’impasto diede origine a “piccole porzioni di Gianduia”, ossia i Gianduiotti e, per facilitarne la produzione, essi divennero i primi cioccolatini confezionati della storia del cioccolato.

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In giro con Ally

Hai mai provato quell’emozione travolgente quando decidi di organizzare una vacanza in un posto nuovo? Quel desiderio di voler esplorare e scoprire posti caratteristici, ma ti ritrovi a chiederti “Cosa c’è da visitare?”. Ecco che entro in gioco io!

Mi presento,

mi chiamo Ally e sarò la tua guida virtuale che ti accompagnerà alla scoperta di Torino e i suoi d’intorni.

Nei vari articoli ti racconterò di luoghi imperdibili intorno a Cascina 6b. Dai maestosi laghi alle imponenti montagne, dai pittoreschi borghi alle vibranti città, dai suggestivi parchi naturali ai musei ricchi di storia, il Canavese offre un’esperienza unica per ogni tipo di viaggatore.

Che tu sia un amante della natura, un appassionato di cultura o un avventuriero in cerca di nuove emozioni, se soggiornerai in uno dei nostri appartamenti, sarò la tua compagna affidabile in questo viaggio alla scoperta del nostro territorio.

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